Non è molto chiara l’origine della misura adottata da George Stephenson che scelse lo scartamento da 1 435 mm per la linea ferroviaria Stockton-Darlington, ma è molto probabile che abbia fatto riferimento allo “scartamento” (carreggiata) delle carrozze e dei carri in uso al suo tempo nelle strade. Qualcuno sta proponendo come innovative soluzioni di trasporto pubblico su binari: i binari sono nati per evitare il fango, e ora sono obsoleti e fuorvianti
Si ritiene che la nascita delle prime rudimentali rotaie di legno, che erano semplicemente dei canali cavi in legno che alloggiavano la ruota, sia avvenuta nel XVI secolo in alcune miniere di carbone del Tirolo, e in seguito, nel 1696 in Inghilterra nelle miniere di Newcastle, L’uso di rotaie di legno permetteva semplicemente alle ruote di non sprofondare nel fango; la soluzione si diffuse in fabbriche e cantieri, a seguito della rivoluzione industriale. Successivamente per l’uso intenso delle zone industriali si pensò di foderare il canale di legno con lamiere metalliche per diminuirne l’usura. In questa fase infatti la rotaia era semplicemente un solco rinforzato per evitare lo sprofondamento delle ruote in suoli incoerenti.[2]. La presenza di ruote senza bordino permetteva infatti il transito dello stesso carro senza problemi sia in via guidata che su normale strada. Di fatto poi esistevano già “rotaie” nelle normali strade, coperte di lastre di pietra, dove i profondi solchi prodotti nella pietra, (o anche nello sterrato), per decenni (o secoli) di uso, imponevano l’uso di scartamenti delle carrozze e quindi di assali strettamente unificati. La circolazione di carrozze con scartamenti diversi dallo standard era infatti molto pericolosa, dato che la vettura poteva facilmente rovesciarsi per il passaggio delle ruote sprofondate in un solco da un lato, quando le altre ruote erano sollevate e fuori dall’altro.
La stessa automobile Ford modello T dovette tenere conto di tale fattore adottando uno “scartamento” (carreggiata) del tutto compatibile con questo, è da tenere conto infatti che le strade, per le prime automobili, recavano spesso tali solchi prodotti dai carri, sia che fossero pavimentate, sia che fossero sterrate.
Con la realizzazione di rotaie rilevate dal suolo, ed interamente metalliche, fu necessario creare un ritegno affinché la ruota restasse sulla rotaia; furono tentate tutte le soluzioni, doppio bordino, bordino esterno o interno. Un certo Reynold nel 1780, produsse ruote fornite di bordino esterno[3]. L’uso di rotaie metalliche per ruote con bordino avvenne, sempre in miniera, ad opera di Jessop nel 1789.[3].
È chiaro che i veicoli comunque usati per poter circolare dovevano avere una misura unificata, quindi uno scartamento standardizzato. La scelta della misura standard di 1 435 mm, per le ferrovie, si rivelò alla prova dei fatti un buon compromesso nell’applicazione della tecnologia ferroviaria consentendo di raggiungere una buona velocità in rettilineo e, contemporaneamente, avere raggi di curvatura non eccessivi che avrebbero reso difficile la realizzazione in territori montagnosi, o in tracciati tortuosi. Furono comunque fatti tentativi per diversificare lo scartamento; la inglese Great Western Railway iniziò a costruire ferrovie con scartamento di 2 140 mm tale da permettere, con una spesa solo leggermente superiore, una capacità di carico assai superiore. L’insuccesso dello scartamento largo della Great Western Railway fu determinato tuttavia dalla necessità di trasbordare le merci nei punti di incontro fra ferrovie a scartamento largo a quelle a scartamento normale. Quest’ultimo si era enormemente diffuso e fu scelto come standard nel 1845 da una commissione parlamentare inglese, che ne raccomandò l’adozione per le linee ferroviarie in costruzione. La GWR fu costretta per l’insuccesso economico a trasformare le sue linee a scartamento normale, operazione che terminò prima della fine del XIX secolo.
target=”_blank”>https://it.wikipedia.org/wiki/Scartamento_ferroviario
PER CHIARIRE LA COMPLESSITA’ DI UN SISTEMA CON DUE BINARI ALLEGO DUE DOCUMENTI DI RFI
PRIMO: 16-la-sovrastruttura-ferroviaria