Leggiamo questo articolo della Redazione ANSA ROMA del 21 aprile 2020

Le app di tracciamento diventano una occasione per i criminali informatici. Nel Maine, uno stato degli Usa, la polizia sta avvisando gli utenti attraverso i suoi profili Facebook di una truffa che si sta diffondendo durante la pandemia attraverso un sms. Chiede di cliccare su un link se si è entrati in contatto con una persona contagiata col Covid19. Ma il messaggio è un falso, non arriva né dal governo né da nessuna autorità sanitaria, per cui cliccando su quel link i malcapitati entrano in un ambiente gestito da cybercriminali, una tipica tattica di phishing per rubare dati o soldi.

“Il virus non è l’unico nemico invisibile, siate vigili contro tutte le minacce”, ha spiegato la polizia. I truffatori hanno anche preso di mira gli anziani con messaggi di testo che arrivano da un presunto Dipartimento della Salute degli Stati Uniti e chiedono di sottoporsi online a un test del Covid19, obbligatorio per ricevere il pagamento del sussidio recentemente approvato dal governo.
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Coronavirus, lettera aperta di 300 scienziati: “Attenzione alla raccolta dati delle app anti pandemia”
leggiamo su Repubblica del 21 aprile 2020 questo articolo di JAIME D’ALESSANDRO:

L’hanno firmata in tutto il mondo, ma la maggior parte lavora in Europa. Le raccomandazioni ricordano le linee guida già pubblicate dalla Commissione Eu, eppure si teme che la scelta sbagliata possa portare ad un sistema di sorveglianza. Il sospetto nasce dall’abbandono del progetto Dp-3T che invece avrebbe evitato il rischio .
LE APP per il tracciare i contatti fra le persone e contenere così la pandemia di coronavirus, chiamate di “contact tracing”, non sembrano conoscere pace. Mentre in tutto il mondo le stanno adottando, oltre 300 accademici e ricercatori, fra i quali nove lavorano in Italia, lanciano un appello perché non si prenda la direzione sbagliata.

L’app: la lunga corsa a ostacoli tra i dubbi del Copasir e lo stop di Google e Apple
di GIULIANO FOSCHINI, MARCO MENSURATI e FABIO TONACCI

“Siamo preoccupati che alcune soluzioni (…) si traducono in sistemi che consentirebbero una sorveglianza senza precedenti della società”, scrivono nella lettera aperta. “Dobbiamo garantire che preservino la privacy”. Nella stessa lettera si ricordano le linee guida della Commissione europea, alle quali la app italiana Immuni aderisce, ma si teme che non tutti le seguano.
Facciamo un passo indietro. Le app per il tracciamento basate su bluetooth che seguono le linee guida della Commissione europea, compresa Immuni, si potranno scaricare volontariamente e non richiederanno nessuna forma di registrazione. Una volta istallate genereranno un codice indipendente dalla nostra identità, cominciando poi a compilare un registro cifrato delle prossimità avvenute con altri smartphone sfruttando appunto il segnale bluetooth. Non sarà possibile scorrere il registro e anche se qualcuno dovesse riuscirci si troverebbe davanti delle sequenze alfanumeriche.
Chi dovesse risultare positivo al Covid-19, riceverà il messaggio di allerta sull’app dal personale medico dopo il test. A quel punto verrà inviata un’allerta a tutti coloro che potrebbero essere in pericolo anche se l’interessato non avrà modo di sapere chi e quanti sono. Andrà a quelli che sono stati in contatto per un certo lasso di tempo ed entro una determinata distanza. Superata la pandemia poi, tutti i dati dovranno essere cancellati.
“Ma un conto è conservare queste informazioni su un server centrale, un altro è avere sul server solo il codice di chi è risultato positivo e poi gli altri smartphone si connettono periodicamente per controllare se lo abbiamo incontrato senza trasferire alcun nostro dato”, prosegue Fiore. Lui e i suoi colleghi non sono tanto preoccupati di quel che potrebbe accadere oggi, ma di quel che potrebbe succedere domani anche in Paesi democratici, alla luce degli scandali sollevati in passato da figure come Edward Snowden.

Non sappiamo quale soluzione è stata scelta in Italia, solo che la Bending Spoons dietro l’app Immuni aderisce al consorzio Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing (Pepp-PT), nato per sviluppare soluzioni di “contact tracing”. La scorsa settimana il consorzio pare abbia accantonato senza spiegazioni il progetto Dp-3T che puntava alla decentralizzazione. Ed è questo che ha insospettito parte della comunità scientifica che ora chiede app open source in modo che tutti possano vedere come funzionano.

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