Molti parlano di Intelligenza Artificiale. Molti ne paventano i pericoli, molti hanno il piccolo robot che pulisce i pavimenti. E’ programmato per ottimizzare il percorso minimizzando gli urti con pareti, sedie e mobili. Certe soluzioni hanno i sensori solo davanti. Allora l’intelligenza artificiale spinge il robot a tutta velocità in retromarcia e quindi non gli risultano urti, quindi è convinto di aver fatto un ottimo percorso. A parte che urta inevitabilmente un sacco di volte. Non so se è una FAKE NEWS raccontata in un convegno di esperti di cyber security, ma è evidente che l’intelligenza artificiale fa quello che gli viene insegnato di fare. Nel recente disastro aereo del Kenia il pilota automatico NON PREVEDEVA che un pilota esperto potesse prendere il comando in situazione di emergenza. Il software diceva che per evitare lo stallo doveva puntare verso il basso e adesso si contano i morti. La cosiddetta Intelligenza artificiale può solo stabilire correlazioni tra moli notevoli di dati, non relazioni di causa-effetto. Quando l’asinello casca in una buca la seconda volta non ci ricasca. L’intelligenza artificiale no. La storia di voler simulare l’intelligenza umana nasce negli anni 70 e vede un primo fallimento. Dopo anni di sfiducia l’intelligenza artificiale balza adesso alla ribalta e diventa quasi un “MUST”. Chi fa A.I. è “IN”, chi non lo fa è “OUT”. Negli anni dell’oblio della intelligenza artificiale si è parlato di dematerializzazione, sistemi esperti, business intelligence, big data.
Modelli matematici come nelle previsioni del tempo. Praticamente vengono gestiti un elevato numero di parametri che gestiscono miliardi di dati, i famosi BIG DATA. Per esempio nel campo medico al sistema viene insegnato che un certo numero di dati messi in un certo modo rappresenta un tumore, e quindi di dice che al 90 % oppure al 80 % puoi avere un tumore. Certo meglio di medici incompetenti, ma un medico bravo riesce anche con pochi dati, per esempio alcuni parametri delle analisi del sangue, a diagnosticare un tumore. Si parla di guida automatica il cui obiettivo non è sostituire la mia o la vostra auto, ma sostituire due milioni di camionisti in Italia e vari milioni in Europa. Cosa fargli fare dopo è un problema sociale e politico. Quindi parlare solo di BIG DATA era limitativo. Si è quindi riesumato il termine Intelligenza Artificiale dato che nella mente delle persone aveva un certo fascino. Uno pensa che A.I. pensi come noi, è sbagliato. Parlano quindi anche di MACHINE LEARNING, la macchina che apprende, ma anche qui il sistema mostra il suo vero difetto: per gestire i fenomeni fisici con questi sistemi con una affidabilità sufficiente servono investimenti di milioni o miliardi di euro o dollari. Quindi il sistema viene ovviamente venduto a caro prezzo a pochi clienti che se lo possono permettere. Nel campo della sicurezza informatica, purtroppo questo sistema mostra il suo Tallone di Achille (ricordate che Achille era un Semidio immortale e anche abbastanza stronzo, quando sua madre lo immerse nel bagno dell’immortalità lo teneva per un tallone,che rimase fuori dal bagno, dove Paride con una opportuna freccia lo trafisse e lo ammazzo’, cosa che altrimenti lo avremmo visto camminare tra noi anche ai nostri tempi ) . Il Tallone di Achille dei sistemi di A.I. è il costo e il fatto che con la interconnessione internet, gli attacchi hacker possono passare dal più oscuro PC o SmartPhone o addirittura da un qualsivoglia elettrodomestico delle Internet Of Things. Studi approfonditi hanno poi mostrato che modificando alcuni parametri la previsione del tempo, o del tumore, può cambiare anche malignamente con un intromissione dall’esterno o dall’interno. Come ho scritto nell’articolo del 18 marzo sul Sole 24 Ore, complessità vuol dire elevare alla ennesima potenza i rischi di attacchi hacker. Poi esperti dicono che con le auto a guida automatica il traffico aumenta….